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E se parlassimo della Cina-Lisa Carducci更新到第二章-望星星的木头上传.docx

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资源描述

1、Lisa Carducci, nata in Canada, risiede in Cina dal 1991. Dopo un carriera nellinsegnamento delle lingue, ora si dedica in permanenza alla scrittura per condividere con i lettori di tutto il mondo le sue scoperte e riflessioni sulla Cina, che diventata la sua patria.Alla scrittrice stata assegnata ne

2、l 2001 la Medaglia dellAmicizia del Governo della R.P. di Cina, nonch nel 2004 la cittadinanza onoraria di Ripabottoni (CB, Molise), il paese natale del nonno paterno.“.alla scoperta di un altro mondo, un intero continente appunto, ove tutto il pansabile diventa addirittura inpensabile e fuori dallo

3、rdinario, come ben sa rappresentare Lisa Carducci con la concisione dei suoi testi e con la chiarezza delle sue esposizioni, dei suoi racconti e degli appropriati brevi commeti che spesso corredano i suoi testi. Nelle sei sezioni del corposo volume, frutto dei numerosi viaggi compiuti dalla scrittri

4、ce per il continente cinese dalle montagne ai deserti, dalle nevi alle spiagge, dalle realt rurali alle megalopoli affiora infatti un caleidoscopio per lo pi sconosciuto di popoli, usanze, riti, mentalit, feste e leggende, di cui lAutrice ama servirsi come lieve excursus per rimanere comunque ben an

5、corata allo spirito del popolo cinese.”Ida Di IanniPREFAZIONELa Cina vista da una giornalista, Lisa Carducci che, prima che curiosa reporter che non si accontenta di conoscere le cose cos come appaiono o come generalmente sono note -, un assidua viaggiattrice, amante del viaggio per lincontro con i

6、popoli e che con le loro consuetudini: quelle del popolo cinese, in questa felice circostana, consuetudini che, indaginate nelle loro attuali molteplici espressioni, sono concepite dalla scrittrice italo-canadese anche rispetto alle singole origini e alla loro evoluzione nel tempo nellintento, primo

7、, di divulgare e di porgere questa nazione nella sua giusta luce.In ci il suo sguardo non da “straniera” appellativo che i Cinesi riservano indistintamente a tutti i non Cinesi ma da conoscitrice oggettiva che, nellaprirsi alla conoscenza, comprende ancor pi il senso della “diversit”, dato che per d

8、irla alla montesquieu essa tale solo in ragione dei punti di vista.Il suo osservazione la Cina stessa, che ella delinea tenendosi bene a distanza dai luoghi comuni e dallopinione corrente che si ha nel mondo oso dire rispetto a questo immenso paese, che si configura in realt come un continente.Scriv

9、e infatti lAutrice: “Se dico Cina, penserete a t, riso, seta, giada.” e decisamente non sbaglia, per quanto solo a volersi concentrare negli ultimi mesi linteresse italiano per questo straordinario continente sia risultato andare ben oltre le comuni conoscenze probabile retaggio di formazione scolas

10、tica approssimativa a riguardo che si hanno del “paese delle peonie”: il residente del Consiglio Romano Prodi ha infatti condotto un viaggio alla volta della Cina con i rappresentanti di oltre settecento imprese italiane per intessere importanti rapporti economici con questo paese in straordinaria c

11、rescita industriale e, ancor pi, lo stesso 2006 stato proclamato “Anno dellitalia in Cina” con la proposizione di eventi culturali di rilievo in diverse citt cinesi volti a promuovere limmagine culturale dellItalia in Cina.Un mondo quello comtemporaneo italiano alla scoperta dunque di un altro mondo

12、, un intero continente appunto, ove tutto il pensabile diventa addirittura inpensabile e fuori dallordinario, come ben sa rappresentare Lisa Carducci con la concisione dei suoi testi e con la chiarezza delle sue esposizioni, dei suoi racconti e degli appropriati brevi commeti che spesso corredano i

13、suoi testi. Nelle sei sezioni del corposo volume, frutto dei numerosi viaggi compiuti dalla scrittrice per il continente cinese dalle montagne ai deserti, dalle nevi alle spiagge, dalle realt rurali alle megalopoli affiora infatti un caleidoscopio per lo pi sconosciuto di popoli, usanze, riti, menta

14、lit, feste e leggende, di cui lAutrice ama servirsi come lieve excursus per rimanere comunque ben ancorata allo spirito del popolo cinese.Moltissime le curiosit che si leggeranno allinterno, altrettante le “stranezze” che appariranno tali agli occhi di noi Occidentali, ma una cosa certa: intrapresa

15、la lettura, sar difficile smetterla perch ogni sezione e soprattutto ogni capitolo racchiude informazioni puntuali e dettagliate che travalicano le ancora scarse conoscenza, malgrado tutto, riguardanti questo paese che trabocca, oltre che di storia e cultura, certamente di gran fascino.Uno scrigno a

16、utentico di conoscenze, allora, questopera ed uno strumento efficace per diffondere nella lingua italiano lo spessore della cultura cinese, cos composita e incomprensibile per chi la ignori nel profondo, utile sia allitaliano, le cui conoscenze si limitino appunto a “t, riso, seta, giada”, sia al ci

17、nese che voglia apprendere elementi della propria cultura sapientemente trasposti nella lingua di Dante da una osservazione acuta, attenta ed interessata a comprendere per assorbire.Grazie allora a Lisa Carducci per questa sua deliziosa avventura in questuniverso che, se mai si potr visitare, siamo

18、riusciti almeno a cogliere nella sua eccezionale variet.Ida Di IanniSettembre 2006IntroduzioneUna delle cose che mi hanno colpita dal mio arrivo in Cina nel 1991 la similarit tra la cultura italiana e la cultura cinese. Certo, ci sono delle differenze enormi, ma la Cina ha pi somiglianze culturali c

19、on lItalia che con qualunque altro paese occidentali. Ma il perch non lo scopo di questo libro.Per quattordici anni ho collaborato con un settimanale in lingua italiana pubblicato a Montreal per il piacere di condividere con i miei connazionali italiani del Canada la mia scoperta quotidiana della Ci

20、na e delsuo animo antico. Ho colto la cultura cinese con gli occhi di una straniera e lho rivelata agli Occidentali con degli esempi che si addicessero ai loro modi di pensare in modo da permettere loro di non trovarla poco accessibile.La maggior parte degli argomenti di questo libro sono comparsi s

21、ulle pagine del giornale, tra un largo ventaglio di altri soggetti.Perch ho smesso di scrivere per il settimanale citato? Il mio “Addio, lettori.”, che la redazione del giornale non ha mai pubblicato, vi spegher tutto.Addio, Lettori.No, non un voltafaccia, ma una decisione matura, e purtroppo necess

22、aria.Dal 1991 sono stati pubblicati nelle pagine di questo giornale ben 347 articoli da me firmati, dalla Cina e sulla Cina. Sono stata una fedele collaboratrice non soltanto perch amo la Cina ma soprattutto perch amo la verit. Considero un mio dovere dare luce a questo paese cos mal compreso, cos s

23、pesso vittima o per malafede o per ignoranza -, delle peggiori calunnie. Io che ho la fortuna di vivere le cose dallinterno, e che soffro con i Cinesi nel vedere i potenti del mondo “utilizzare” la Cina come strumento di propaganda politica, come potrei tacere?Anno dopo anno, settimana dopo settiman

24、a, vi ho presentato con tutta la mia sincerit vari aspetti della Cina. Vi ho spiegato lo sviluppo sia sociale sia economico; vi ho raccontato dei fatti divertenti; vi ho fatto partecipare ai miei viaggi; vi ho fatto conoscere la vita e le tradizioni dei 56 gruppi etnici del paese che formano una naz

25、ione unita e felice. Vi ho parlato dei cristiani, dei musulmani, dei buddisti. Vi ho parlato dei diritti umani che sono ancora imperfetti ma che il progresso economico porta giorno dopo giorno ad un pi ampio livello. Quale paese al mondo ha compiuto un passo pi importante in cos breve tempo, e sopra

26、ttutto, senza ricorrere alle armi?Nel corso degli anni, ho rettificato delle informazioni della stampa occidentale volte a far credere allOvest che la Cina continentale fosse in guerra contro lisola di Taiwan. Ho corretto la “disinformazione” sugli orfanotrofi cinesi, sulla politica del bambino unic

27、o, sulla cos detta “invasione” del Tibet. Chi ha voluto capire ha capito, ma certo pi comodo continuare ad alimentare le proprie “impressioni” piuttosto che cercare la verit presso delle fonti ben informate.E capitato pi di una volta che il nostro giornale avesse pubblicato articoli diffamatori e fa

28、lsi sulla Cina proprio sulla stessa pagina della mia rubrica, notizie tratte da altri giornali o dallinternte. Lo sappiamo tutti che uno scandalo pi interessante che cento vite esemplari. Lo sappiamo tutti che una frase fuori contesto pu far impiccare un innocente. Ma veniamo al fatto. A pagina 3 de

29、lledizione del 15 dicembre 2004, nel suo commento sulle relazioni italo-cinesi, A.G. ha scritto:”Ora alla Cina non si pu permettere di ammazzare diecimila persone allanno (in un altro paragrafo parla di “omicidio di Stato”), e di tenerne stipate nelle carceri altre centinaia di migliaia, per il solo

30、 fatto che non ammette libert di pensiero.” Certo, da giornalista che si rispetti, queste cifre non le avr inventate, penser il lettore, dimenticando che nellinternet ci si trova sale e pepe. Eppure, tali cifre sono unaberrazione che fa ridere sia i Cinesi sia gli stranieri che vivono la realt quoti

31、diana della Cina.Ho tentato un dialogo con la direzione del settimanale. Non ho reclamato una presa di posizione a mio favore contro A.G., neanche delle scuse, ma soltanto che la direzione dichiarasse di non assumersi la responsabilit del brano citato, di dissociarsi da tale affermazione. Il tempo p

32、assa e vedo che la mia richiesta rimarr insoddisfatta. Perci, per lealt verso la Cina, per onest e per rispetto verso me stessa, non scriver pi su un giornale che presta la stessa importanza ai fatti e ai luoghi comuni, che d lo stesso peso alla realt e ai clichs, e pubblica a scopo di riempire le p

33、agine.(.)Mi auguro, cari Lettori, che questo libro sia la scintilla che faccia nascere in voi il desiderio di conoscere meglio la Cina.L.CSettembre 2006CULTURA POPOLARE E ARTIGIANATOCALZARE IL PIEDE IMPERIALEFondato nel 1853 sotto i Qing, il negozio Neiliansheng, a Beijing, si mantenuto fino ad oggi

34、. Il suo nome significa in cinese “promozione continua nei ranghi imperiali”. Zhao Ting, il fondatore, ha ben presto acquistato una fama che ha attirato la corte imperiale e si poi messo a fare degli stivali per gli ufficiali. Le sue scarpe erano cos pregiate che sono servite da tributi imperiali.Le

35、 scarpe della corte, di raso nero, attiravano tutti gli sguardi con la loro suola composta da 32 strati di stoffa cuciti a mano. Portare delle scarpe Neiliansheng dunque diventato una moda e un segno di altro status.Attirava i clienti non solo la confezione di qualit, ma anche il servizio: gli impie

36、gati andavano a casa dei clienti a prendere le misure e a fare le prove. Ma Zhao trovava che fosse una perdita di tempo e decise di scrivere nomi, indirizzi, misure e richieste speciali e di conservare questi dati. Questo servizio permetteva anche al popolo di regalare delle scarpe agli ufficiali in

37、 modo da attirarsi delle grazie, e anche di ordinare per s stesso i modelli della corte.Per Zhao, tanto il popolo quanto i signori dovevano essere ben serviti. Perci disegn un modello speciale per i portatori di sedie imperiali, soffice, modellato sul piede e che poteva assorbire il sudore. Tali sca

38、rpe possono essere considerate come le prime scarpe da sport della Cina, e sono ancora adoperate per la pratica delle arti marziali. Mao Zedong, Zhou Enlai e Deng Xiaoping hanno portato delle scarpe Neiliansheng.Confezionare un paio di scarpe richiede sette tappe. La suola di puro cotone bianco cuci

39、ta a mano con filo di canapa. Per ogni suola ci vogliono 5.000 punti. Ogni strato viene martellato, cosa che rende la suola pi confortevole di una suola di cuoio ed impedisce che si rompa o si sformi.Bench un paio di scarpe Neiliansheng costi oggi 100 yuan (pi di 12 USD) al minimo, cio cinque volte

40、pi delle marche ordinarie, la produzione aumenta del 20% ogni anno. Nel 2001 sono uscite sul mercato 100.000 paia, dieci volte pi della produzione degli anni 1980. Loperaio pi esperto pu confezionare due paia in un giorno, dice Cheng Laixiang, il presidente attuale. Agggiunge che non ha mai pensato

41、di risparmiare sulla qualit: significherebbe suicidarsi.Il pi vecchio artigiano di Neiliansheng, Xu Erqi, ha 48 anni. Spiega che alcune tecniche antiche sono andate perdute, per esempio quelle per fabbricare le scarpe di cotone doppio che le persone anziane portavano linverno. Non facile trovare dei

42、 giovani che vogliano imparare questo mestiere difficile per una paga di 1.000 yuan (120 USD) al mese, dice Xu. Bench negli ultimi anni siano stati scritti i procedimenti, leggere un libro non fa mai diventare un artigiano bravo se manca la pratica.Fino ad oggi, la produzione non rivolta allesportaz

43、ione, ma il progetto nellaria a Neiliansheng. Che il lettore non singanni: le scarpe di stoffa che si trovano nelle Chinatown del mondo non hanno niente a che vedere con le scarpe firmate Neiliansheng. Per, non tutte le scarpe provengono da Neiliansheng.Oggi, le scarpe di stoffa si vedono soprattutt

44、o ai piedi degli anziani, uomini e donne, ma i giovani che hanno saputo scoprire la loro comodit non possono resistere alla voglia di averne un paio.Le vere scarpe di stoffa sono fatte interamente a mano, compresa la suola, che consiste in vari strati di cotone pressati o di spago di canapa avvolto

45、e cucito allago. Tradizionalmente nere, con la suola bianca, per le scarpe di stoffa di oggi si adoperano materiali diversi dal cotone, sono a volte colorate, ricamate e la suola pu essere di gomma dura e resistente come quella delle gomme delle auto, o di una specie spugnosa e leggerissima.Inoltre,

46、 ci sono delle sollete da inserire nelle scarpe. E in segno daffetto che la sorella ne confeziona un paio al fratello, che parte per luniversit, o la nonna al nipotino. Le giovani le ricamano con pazienza e arte per lanciare un messaggio damore al ragazzo del cuore e le mogli e le figlie per dare co

47、raggio alluomo che va a lavorare in citt per nutrire la famiglia. I loro ricami rappresentano generalmente fiori, uccelli, farfalle o animali oppure forme astratte o caratteri cinisi come xi (felicit) o nian (mi manchi). Questo appartiene alla cultura tradizionale cinese in cui non si devono esprime

48、re apertamente i sentimenti. Le solette non soltanto proteggono i piedi stanchi dalle asperit del suolo, ma ricordano un affetto profondo che sopporta gli sfozi. Oggi, tra i pochi artigiani che fanno ancoa delle scarpe a mano, ci sono molti uomini.Anche nelle scarpe di pelle o negli stivali di oggi

49、i Cinesi hanno labitudine di portare delle solette di cotone bianco cucite a macchina. Di quel tipo, commerciale e a buon mercato, se ne vendono migliaia e migliaia allanno ma non sono fatte per durare. Bench siano lavabili,la maggior parte della gente le butta via quando sono sporche.Alcuni modelli e modi di ricamare si sono trasmessi di generazione in generazione. E nella provincia dello Shan

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